[1] L’EROE DI MONTELUNGO
Imboccata la stradella delle Carpane da Via Borgolecco oltre la scuola materna, ecco le Scuole Elementari dedicate a Giuseppe Cederle di cui una semplice lapide di pietra, posta davanti all’edificio l’8 dicembre ’93, ricorda il cinquantesimo della morte nell’attacco del Monte Lungo.
Il giovane sottotenente durante il servizio militare aveva scritto all’amico Aldo Biscotto: “Sono sincero se ti dico che desidero il fronte non tanto per il culto del rischio, quanto per l’intimo bisogno di potermi dire combattente e avere diritto a chiamarmi italiano, chΓ¨ non siamo italiani se non viviamo, ognuno nel proprio campo, il sacrificio, l’eroismo del momento.” Il suo desiderio di condividere con i compagni del fronte” l’ansia e il fremito del cimento e del pericolo” fu alla fine esaudito ed egli fu inquadrato in prima linea, alla testa del terzo plotone di quel 67Β° Reggimento Fanteria giΓ combattente sul Monte SantoΒ nel 1917.
Nell’alba nebbiosa dell’8 dicembre 1943 mosse all’attacco di uno dei piΓΉ muniti baluardi tedeschi di fronte a Cassino, tra roccioni e caverne, sotto il micidiale tiro di mitragliatrici, mortai e bombe a mano. Attendeva la prova, era pronto a morire; ma, come ricorda lo storico montebellano Bruno Munaretto, “nel muto e rude abbraccio del cappellano militare prima dell’operazione, c’Γ¨ giΓ tutta la profonda commozione di chi intuisce che, molto probabilmente, non farΓ piΓΉ ritorno”.
Nonostante un braccio fracassato, avanza e incita i suoi soldati: ” Ho dato un braccio alla Patria; non importa, avanti, per l’onore d’Italia.” Colpito a morte trova la forza “sovrumana” di scagliare la sua bandiera contro il nemico: sul petto i suoi trovano un gran Crocefisso, il Tricolore e la Croce simboli d’Italia e di Cristo per i cui ideali il giovane maestro era vissuto ed era morto a 25 anni.
L’eroico comportamento dell’ufficiale rinsaldΓ² la volontΓ e il valore del 67Β° Fanteria e a soli otto giorni dall’inizio della battaglia Monte Lungo ritornava italiana, tutta la linea nemica infranta e aperta la via a Cassino. Il decreto di Umberto di Savoia, luogotenente del regno, lo gratificΓ² di gloria e onore conferendogli la medaglia d’oro al valore militare; ed Γ¨ certo che il suo estremo sacrificio diede un contributo alla liberazione d’Italia.
Altri come lui, ma fuori dei confini italiani, nella drammatica e caotica situazione che seguΓ¬ l’armistizio dell’8 Settembre, diedero prova di fiera consapevolezza e non cedettero le armi ai Tedeschi. L’episodio piΓΉ illuminante ci Γ¨ dato dalla resistenza della divisione Acqui a Cefalonia.
Della sua giovane vita non si possono perΓ², tralasciare alcuni importanti aspetti. Il compagno di collegio e amico Renato Ghiotto ricorda di essere stato impressionato dalla forza del suo entusiasmo, dalla generositΓ , che era capacitΓ di offrirsi “consumandosi” per gli altri, senza sforzo apparente, perchΓ© l’atteggiamento era sereno, ma in realtΓ con spirito di sacrificio.
Don Antonio Basso testimonia di come Beppino distribuiva bene il suo tempo nell’arco della lunga giornata tra oratorio, scuola di canto, biblioteca, attivitΓ di Catechismo e di Azione Cattolica: “In tutte le cose egli ci metteva l’anima fremente d’entusiasmo.” Don Faresin evidenzia il suo carattere vivace e originale che si accompagnava a profonditΓ di pensiero. Il suo aspetto era piuttosto gracile, non certo d’effetto, ma in caserma era stimato per le sue capacitΓ militari e per la franchezza con cui teneva alta la bandiera della Chiesa e della sua UniversitΓ Cattolica. Non sopportava chi soffriva di coniglite acuta! Padre Tintorio osserva che nei luoghi del servizio militare riuscΓ¬ piΓΉ di qualche volta nel suo intento di apostolato cristiano, fino a condurre in Chiesa i compagni indifferenti e a “rinchiudere” per esercizio spirituali una trentina di allievi ufficiali. Quando non ce la faceva, si sentiva debole e sgomento si chiedeva: “perchΓ© questi giovani non capiscono Cristo?”
Fa riflettere la considerazione, sempre dellβamico Ghiotto, che “E’ morto combattendo per la libertΓ , come sarebbe morto per un altro scopo generoso in un’altra generosa battaglia, nel modo in cui l’uomo buono sa morire.”
E se questo giovane studente universitario, dalle doti intellettuali e morali indubbiamente notevoli, si fosse trovato a vivere nella nostra etΓ , in un’Italia che ha attraversato complessivamente un lungo periodo di pace, ma con momenti oscuri e inquietanti, in quali battaglie si sarebbe imbarcato? Ma quale che fosse la linea si cui “combattere” Γ¨ certo che non si sarebbe tirato indietro. “A ricercare la Patria smarrita quassΓΉ l’amore un giorno m’ha sospinto. Il nemico m’uccise, ma fu vinto: Mamma, perchΓ© rimpiangi la mia vita?”
Silvana Marchetto Fattori (dal NΒ° 3 di AUREOS – Dicembre 2002)
Figura: La scuola Elementare G. Cederle negli anni ’50 del Novecento (disegno a cura del redattore).
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Ciao Umberto,
Lino
Due anni or sono, qui in Australia, ho conosciuto un Signore molto anziano: piΓΉ di me. Mi prese in simpatia e mi raccontΓ² qualche vicenda della sua vita. Mi chiese se sapevo qualcosa della Guerra e dell’8 Settembre. Io gli dissi che quello che sapevo era perche l’avevo letto sui libri, e mi chiese se avessi letto niente circa Cefalonia? Risposi affermativamente. Allora questo anziano Signore si alzΓ² e andΓ² a prendere un scatoletta che mi volle mostrare.
Conteneva una medaglia di Bronzo, mandatagli dal Governo Italiano a ricordo della sua Prigionia. Il Signore fu preso prigioniero a Cefalonia! Finì in Germania. In Campo di Prigionia, i primi anni, e poi in giro per aiutare i contadini nel lavoro della terra. Finì ad Amburgo, a rimuovere le macerie verso la fine della Guerra.
Lino