25 marzo 2017 – MONTECCHIO MAGGIORE – VISITA GUIDATA A MONTECCHIO E ALLE ‘PRIARE’
Sotto il castello di Giulietta Il complesso delle cave sotterranee denominato Priare si trova sulla sommita’ della dorsale collinare di Montecchio Maggiore, poco sotto uno dei due catstelli scaligeri di Bellaguardia e della Villa, meglio noti come “i castelli di Giulietta e Romeo” e piu’ precisamente, sotto quello di Giulietta o della Bellaguardia. Secondo la tradizione, ad ispirare il conte Luigi da Porto(1485-1529) a comporre la notissima novella, ripresa poi da Shakespeare, sarebbero stati proprio i due castelli, ben visibili dalla propria villa a Montorso.
Usate come fungaia L’estrazione della pietra, sempre piu’ sporadica, e’ stata attiva fino a dopo la seconda guerra mondiale. Durante il conflitto le Priare servirono da ricovero e rifugio alla popolazione locale e sembra che proprio in questo periodo siano stati realizzati lavori di riadattamento, come molte delle tamponature che chiudono i vani laterali del complesso sotterraneo. Dopo la guerra, abbandonata definitivamente l’attivita’ estrattiva, le Priare furono utilizzate tra il 1972 e il 1985, come fungaia. Dopo questa data il sistema sotterrraneo subi’ un inesorabile degrado.
25 rari camini epicarsici Nel 2000 il Club Speleologico Proteo di Vicenza inizio’ una serie di indagini all’interno del sito che portarono all’ esplorazione delle cavita’ naturali intersecate dalla cava e all’esecuzione di un dettagliato rilievo topografico e all’inquadramento corretto del sistema sotterraneo e della sua storia. L’amministrazione comunale di Montecchio Maggiore in collaborazione con gli speleologi vicentini diede successivamente avvio alla realizzazione e all’esecuzione di un intervento di recupero e valorizzazione turistico-culturale del sistema ipoigeo, integrato in un’area, quella dei castelli della Villa e di Bellaguardia, gia’ di per se’ straordinariamente rilevante sul piano storico e archeologico.
Il vano della morte Situato nella parte piu’ profonda e interna del sistema ipoigeo e’ il vano della morte.Secondo la tradizione, peraltro comune a molte fortificazioni medievali, nel mastio del Castello di Bellaguardia(o di Giulietta) sarebbe presente un pozzo in cui venivano gettati i condannati a morte, ed e’ forse a quest’ultimo che allude la denominazione del vano. Qui si trovano effettivamente degli alti camini naturali, di cui uno sbarrato da una grata metallica;il rilievo topografico ha tuttavia evidenziato che i camini si trovano al di fuori delle mura di cinta del castello, cosi’ che la leggenda popolare non trova fondamento nei fatti.
1475 metri di cunicoli e cavita’ antiche Le visite al complesso sotterraneo avvengono in totale sicurezza e sotto la guida di un accompagnatore qualificato.Il complesso sotterraneo ha uno sviluppo spaziale di 1475 metri, di cui 1186 relativi ai vani artificiali e 289 metri nelle 25 cavita’ naturali intercettate nello scavo della pietra e relative a fenomeni di epicarsismo.I Vasti ambienti sotterranei sono composti dal ramo principale, che conduce alla parte piu’ interna e profonda del sistema a circa 200 metri dall’ingresso con un dislivello negativo di circa 8, 50 metri e da un ramo secondario di circa 300 metri.Per motivi di sicurezza, tuttavia, solo una parte del ramo e’ aperto alla visita.Lungo il percorso appositi punti di vista provvisti di adeguate didascalie permettono di illustrare con dettaglio gli elementi salienti della geologia e della storia del sito.Le temperature oscillano tra i 10 e i 15 gradi.
Di origine romana Il sistema sotterraneo trae origine dall’etrazione della pietra tenera o pietra di Vicenza, un materiale da costruzione assai pregiato, utilizzato in edilizia e per opere architettoniche. L’origine delle cave di Montecchio e’ da porre in relazione con la costruzione dei complessi fortificati, eretti in varie epoche alla sommita’ del monte a partire forse dall’ epoca romana.Secondo la tradizione, che tuttavia finora non ha trovato fonti di riscontro, da queste cave proviene la pietra con cui furono scolpiti i sarcofagi trovati nella necropoli romana della Chiesa di S.Felice a Vicenza.La presenza di cave per l’ estrazione della pietra e’ documentata dal 1231;nelle Cronache di Giovan Battista Pellegrino(1415-1506) poi riprese da Francesco Barbarano(1596-1656) si afferma infatti, a proposito del Ponte Posterla di Vicenza, che nell’anno 1231 “fu fabbricato in pietra, e la comunita’ di Montecchio Maggiore per certo delitto fu condannata di dare e condurre tutte le pietre necessarie per detta fabbrica”. (da http://www.prolocoaltemontecchio.it )
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