BEATI GLI EREDI

BEATI GLI EREDI

[431] BEATI GLI EREDI

Se durante la loro vita gli Anselmi badarono sempre e unicamente al profitto e al loro tornaconto, altrettanto furono generosi nel momento della loro dipartita da questo mondo. E Caterina Dal Molin, compagna per una vita di Gio.Batta Anselmi e sua erede universale, non fu da meno di colui che nel 1851 la rese madre di Bortolo (poi sindaco di Montebello Vicentino dal 1893 al 1900). A 20 anni di distanza dalla morte di Gio.Batta avvenuta nel 1878, se ne andΓ² per sempre anche Caterina Dal Molin. In entrambe le tristi occasioni, tra i dipendenti beneficati, vi furono Angelo Lovato e il figlio Amedeo prima, e il solo Amedeo poi nel 1898, essendo frattanto morto il padre. Una lunga fedeltΓ  a significare che l’attaccamento dei dipendenti ai propri padroni era dettato anche dal rispetto e dal buon trattamento sia umano che economico da loro ricevuto.
Nella prima occasione i gastaldi Angelo Lovato e il figlio Amedeo ricevettero una tantum ciascuno Lire 300, il cocchiere Giovanni Pavan Lire 400, ognuno dei domestici Lire 200 e le donne di servizio Lire 100 sempre una tantum.
Nel 1898 il fedelissimo Amedeo Lovato, anzichΓ© in denaro, fu ancora premiato tramite il testamento di Caterina Dal Molin con un appezzamento di terreno di 7 campi chiamato β€œla pezza”. A sua volta il cameriere Antonio Gosmin ricevette 8 campi nella contrΓ  del Borgo di Montebello.
Non fu dimenticata la Congregazione di CaritΓ  di Montebello alla quale andarono Lire 600, la stessa somma di denaro che fu donata in precedenza da Gio.Batta ai poveri incaricando il Prevosto della sua distribuzione.
Questi furono solo alcuni dei beneficiari ricordati nei due testamenti. L’elenco dei fortunati, sia da parte di Gio.Batta che di Caterina, fu lunghissimo e oltre ai soldi furono lasciate in ereditΓ  come ricordo svariate β€˜cose’ piΓΉ o meno preziose, da un orologio d’oro con catena pure d’oro a capi di biancheria.
Una diversa, ma efficace maniera di beneficare il prossimo, fu quella intrapresa da un’altra ricca famiglia di origini montebellane.
Come giΓ  raccontato in un precedente lavoro, dal titolo β€œDUE FAMIGLIE RAMPANTI” (gli Anselmi e i Garzetta di Montebello), mentre il 19Β° secolo si chiudeva, anche la seconda famiglia citata concludeva la sua storia con Rosa Garzetta, giΓ  moglie di Gio.Batta Salvi. Il 4 maggio 1899 Rosa (a volte Rosina) non smentΓ¬ la longevitΓ  del padre Antonio e del nonno Carlo, entrambi nati a Montebello, e spirΓ² alla bella etΓ  di 95 primavere, quindi solo un anno dopo la dipartita di Caterina Dal Molin, I suoi resti mortali trovarono l’eterno riposo ad Albettone nell’oratorio di San Giacomo di proprietΓ  del marito, Gio.Batta Salvi.
Nel corso dell’Ottocento, i Garzetta dopo aver conservato a Montebello solo pochi beni immobili, come la casa in contrΓ  della Centa venduta nel 1812, si trasferirono a Campolongo dei Berici dove avevano acquistato vaste estensioni di terreni comprendenti sia coltivazioni che boschi.
In seguito le sorelle Carolina e Rosa, nate entrambe nel primo decennio dell’ottocento nella Val Liona, alla morte del padre Antonio avvenuta nel 1838, si divisero piΓΉ di mille campi. PerΓ² mentre Carolina continuava ad occupare il palazzo di Campolongo, Rosina aveva trovato domicilio in quello che il marito Gio.Batta Salvi possedeva al centro del paese di Albettone.
GiΓ  dal 1818 il suocero di Rosina, Gio.Batta, omonimo del marito, elargΓ¬ all’Oratorio di san Giacomo 50 Lire annue. E il figlio continuΓ² a sostenere questo oratorio come aveva fatto il padre. Tanto amava questo luogo sacro che dopo la sua morte e sepoltura a Vicenza, Rosina, esaudendo le sue ultime volontΓ , ottenne il permesso di trasferire da Vicenza ad Albettone i suoi resti mortali.
Questo avvenne dopo il 1858, quando β€œRosina Garzetta del fu Antonio da Montebello presentΓ² alla Reverendissima Curia Vescovile di Vicenza la proposta per la istituzione di una mansioneria perpetua con messa quotidiana nell’oratorio pubblico di sua proprietΓ  sito in Albettone, nel quale devono essere trasportate, dietro grazioso permesso ottenuto dall’Eccelso Imperial Regio Ministero, gli avanzi (sic!) mortali del fu nobile Gio.Batta de’ Salvi…”. Pertanto, continuando a sostenere l’oratorio di san Giacomo con le sue finalitΓ  religiose e caritatevoli, Rosina Garzetta assegnΓ² alla mansioneria dell’oratorio una casa civile di due piani, una cantina, una stalla e tre campi nella contrΓ  dei Falchi di Albettone. Inoltre il dominio diretto della possessione di 78 campi denominata β€œil bosco” con un edificio rurale, corte e orto, nel vicino comune di Agugliaro.
Non avendo avuto figli si suppone che tutto il suo patrimonio e quello del marito (639 campi) sia stato diviso tra i nipoti della sorella Carolina moglie di Lodovico Bonin-Longare, e forse tra qualche nipote, se c’erano, del suo defunto congiunto (Ottorino Gianesato).

FOTO: Villa Anselmi, nuova sede dal 2013 di Bottega Veneta a Montebello (elaborazione grafica Umberto Ravagnani).

Umberto Ravagnani
Se hai FACEBOOK e l’articolo ti ha soddisfatto metti MI PIACEΒ 
Oppure lascia un commento qui sotto…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarΓ  pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per copiare il contenuto chiedi agli Autori