UN SECOLO DI “MURARI”

UN SECOLO DI “MURARI”

[424] UN SECOLO DI β€œMURARI”

Verso la fine dell’Ottocento il muratore Luigi Timinello partΓ¬ da Montebello e se ne andΓ² a lavorare in Austria. Nel lasciare il paese natale l’emigrante ricordΓ², sicuramente con orgoglio misto a rammarico, la storia sentita raccontare spesso dai genitori, del suo avo Gio.Batta che, nel secolo precedente, intraprese il suo stesso mestiere certamente con piΓΉ fortuna di lui.
Purtroppo era risaputo che quello del muratore era un lavoro che, anche in presenza di opportunitΓ  di praticarlo, non garantiva comunque a chi lo svolgeva sufficienti entrate per il mantenimento della famiglia, soprattutto durante il periodo invernale, allorchΓ© per integrare i magri guadagni bisognava necessariamente coltivare, freddo permettendo, la poca terra posseduta.
Gio.Batta Timinello, avo di Luigi, probabilmente arrivΓ² a Montebello nei primi decenni del Settecento. Era un valente ed esperto muratore, dotato anche di altre capacitΓ , che ben presto, nel 1729 e 1736, lo portarono ad entrare nel novero dei consiglieri comunali. La sua fama di provetto muratore era accresciuta nel 1728 appaltando dal comune di Lonigo, nella contrΓ  di Almisano, la costruzione di un nuovo ponte sul torrente Acquetta con l’ausilio del compaesano Domenico Tibaldo col quale costituΓ¬ un valido sodalizio. Per realizzare quest’opera furono trasportati nel cantiere ben 60 carri di pietre, per la maggior parte provenienti da una cava della Selva, nonchΓ© 1200 mattoni. In quel periodo, soprattutto in paese, le occasioni di lavoro per gli edili non mancavano. La presenza a Montebello di alcuni ponti e di due caserme di soldati che abbisognavano frequentemente di importanti manutenzioni, se non rifacimenti totali, offriva a muratori e manovali possibilitΓ  di impiego sicuro in aggiunta ad altre opere da eseguire un po’ dappertutto. CosΓ¬ giΓ  all’inizio del secolo un altro muratore, Benedetto Pedezze, ebbe il suo bel da fare sia nella caserma dei β€œcappelletti” dietro al municipio, sia in quella poco distante della cavalleria ubicata nella contrΓ  della Centa. In questi edifici o quartieri. ad uso militare, furono applicate le dovute malte dove latitavano, ripassati i tetti, riparati i muri di cinta, e rifatto il selciato dei cortili. Sempre in quel tempo, un altro muratore, Giacomo Baschiera, intervenne pesantemente negli edifici del marchese Malaspina situati presso il ponte sul torrente Chiampo. Pertanto, fin dal primo decennio del settecento, Montebello fu spesso sede di un grandissimo e diffuso cantiere.
Spesso l’esperienza dei muratori piΓΉ anziani era richiesta nelle valutazioni degli immobili, Ecco allora che alcuni di loro, Gio.Batta Camera, Gio.Maria Guarda e Bortolo Collalto, si districarono abilmente nel farle.
Non da meno un altro membro di una delle numerose famiglie dei Guarda, Angelo, in compagnia del collega e β€œmistro muraro” Zuanne Righetto, si impegnΓ² abilmente a valutare, finestra per finestra, muro per muro una casa nella contrΓ  della Mi(e)ra e la sunnominata β€œpremiata ditta” Gio.Batta Timinello e Domenico Tibaldo ebbe l’onere e l’onore di essere incaricata a fare altrettanto alla prestigiosa casa dominicale dei conti Sangiovanni posta in contrΓ  Borgolecco. Grazie ai discreti guadagni Domenico Tibaldo detto β€œFaggiana”, nel 1742 si costruΓ¬ una nuova casetta alla Selva nella contrΓ  dei Giacomoni proprio sui terreni avuti a livello dai conti Lodovico e fratelli Sangiovanni.
L’anno seguente il comune di Montebello ordinΓ² al succitato Zuanne Righetto e a Francesco Pizzardini di costruire un pozzo dirimpetto alla Prepositura β€œche mantenghi acque sufficienti al pubblico beneficio”.
In quegli anni, Francesco Pizzardini completΓ² pure i lavori di ristrutturazione e manutenzione della sacrestia e della casetta adiacente β€œintavellandola”, applicando le malte sui muri che ne erano privi, rimettendo varie pietre e facendo la nuova porta che dalla stessa sacrestia portava alla chiesa parrocchiale.
Come la famiglia dei Guarda anche quella dei Tibaldo annoverΓ² numerosi muratori nonchΓ© falegnami tra i suoi componenti. Francesco Tibaldo nel gennaio del 1761 fu protagonista di un fatto insolito ai giorni nostri. Dopo aver restaurato in estate la casa di Gio.Batta Castegnaro ricevette da quest’ultimo una comunicazione, registrata dal notaio Domenico Cenzatti, con la quale veniva avvisato che non sarebbe stato pagato prima del prossimo marzo. Questa informativa era senz’altro figlia dei numerosi solleciti di pagamento andati a vuoto. Pertanto con questo documento notarile l’esecutore dei lavori fu autorizzato a levare i nuovi coppi utilizzati per rifare il tetto della casa. Non Γ¨ dato a sapere se Francesco Tibaldo arrivΓ² a questa estrema soluzione considerando che sarebbe stato pagato comunque di lΓ¬ a due mesi.
Il Settecento si chiudeva con la costruzione dei nuovi ponti sul torrente Chiampo del β€œMarchese” e della β€œFracancana”. Ma la madre di tutte le opere edilizie fu l’edificazione della nuova chiesa parrocchiale di santa Maria di Montebello che avrebbe dato lavoro a numerose maestranze. Nel 1790 l’impresario edile Vicenzo Squarzina fu incaricato di demolire la vecchia chiesa e quindi edificarne una nuova da consegnare al coperto entro la fine del 1796.
Conosciamo i nomi di tutti i capi famiglia muratori che furono censiti nel 1789, ma non conosciamo quanti altri lavoratori edili appartenessero a questi nuclei. Si suppone che gran parte di questi presero parte alla realizzazione del nuovo e maestoso edificio sacro, qualche volta anche gratuitamente:
Antonio Guarda fu Gio.Maria, Pietro Pretto fu Zuanne, Gio.Maria Guarda fu Angelo, Angelo Savegnago fu Zuanne, Andrea Frighetto fu Ambrosio, Francesco Pizzardini fu Battista, Antonio Rizzi fu Lorenzo, Zuanne Pretto fu Pietro, Nicola Guarda fu Angelo, Battista e Francesco Collalto fu Bortolo, Valentin Tibaldo fu Domenico, Bortolo e Gio.Maria Pizzardini fu Andrea, Iseppo Collalto fu Domenico.
Non Γ¨ noto se in quel periodo il sottocitato lapidario detto popolare fosse giΓ  sulla bocca della gente comune:
β€œle cese le xe stΓ  fatte co le besteme dei murari, co le ciacole dei siori e co i schei dei poareti”.

Ottorino Gianesato

FOTO: 1872 – Costruzione della facciata della Chiesa di Santa Maria di Montebello. Da notare l’assoluta mancanza di sicurezze nel lavoro di questi “murari” dell’epoca. (Archivio foto Tino Crosara, elaborazione grafica Umberto Ravagnani).

Umberto Ravagnani
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