[422] UN NATALE DI SPERANZA
storie dalle trincee della Grande Guerra
Durante la Grande Guerra del 1915-18, lβAltopiano del Veneto, dalla Val Lagarina al fiume Brenta, fu uno dei fronti piΓΉ cruenti e disperati. Le trincee scavate nelle montagne divennero rifugio e prigione per soldati giunti da ogni angolo dβEuropa: italiani, molti dei quali di Montebello, francesi, inglesi, americani e volontari mossi dal desiderio di soccorrere i feriti. Dallβaltro lato, si fronteggiavano austro-ungarici, croati, sloveni e altre nazionalitΓ unite nella lotta. Il Pasubio, il Novegno, il Cengio e il Lemerle furono testimoni silenziosi di quellβimmenso dolore, portando ancora oggi le cicatrici della guerra. Trincee abbandonate, crateri spalancati e ossari che sussurrano storie di vite spezzate si ergono come moniti senza tempo. In questi luoghi sacri giacciono migliaia di uomini, la cui memoria non deve svanire. Ricordare significa non solo rendere omaggio ai caduti, ma anche riflettere profondamente sul valore eterno della pace.
Questo articolo parla del Natale, ma di un Natale diverso, e lo scopo Γ¨ quello di invitare le nuove generazioni, ma non solo, a scoprire e comprendere la tragedia che si Γ¨ consumata in queste terre, affinchΓ© la storia non si ripeta.
Il Natale, spesso associato a calore e serenitΓ , aveva un sapore completamente diverso per i soldati italiani impegnati nei duri inverni della Prima Guerra Mondiale, tra il 1915 e il 1918. Sulle montagne del Veneto, lontani dalle loro famiglie, questi uomini si trovavano ad affrontare non solo il nemico, ma anche le difficoltΓ di un clima ostile e di una vita fatta di sacrifici e privazioni. Tuttavia, anche in mezzo a tanto dolore, il Natale portava con sΓ© momenti di conforto e umanitΓ .
Nelle trincee gelate del fronte italiano, il lavoro non si fermava mai. I soldati, coperti da mantelle pesanti e passamontagna, spalavano la neve per tenere liberi i sentieri e costruivano ripari per resistere al gelo pungente. I muli, carichi di munizioni e viveri, avanzavano con difficoltΓ su terreni ghiacciati, mentre i rumori dei colpi nemici rompevano il silenzio della neve.
Ogni esplosione era un promemoria costante del pericolo, ma i soldati continuavano a lottare, sorretti dal pensiero delle loro famiglie lontane e dalla promessa di tornare a casa un giorno. Ogni azione, per quanto semplice, rappresentava un atto di resistenza contro le condizioni spietate della guerra.
Tra le poche pause concesse, la celebrazione della Messa natalizia era un evento di grande significato. Il cappellano militare, spesso visibilmente affaticato dal cammino nella neve, portava con sΓ© una cassetta contenente il necessario per allestire un altare di fortuna. Una roccia piatta diventava il suo pulpito, adornata con una tovaglia bianca, un calice e due lumi accesi da un vecchio soldato.
I fanti si raccoglievano attorno, inginocchiati sulla neve o seduti su rocce gelate, ascoltando in silenzio le parole del sacerdote. I suoi discorsi parlavano di fede, sacrificio e speranza, evocando immagini di casa e dei cari che pregavano per loro. Era un momento carico di emozione, in cui molti si ritrovavano con gli occhi umidi, lasciando che la forza della comunitΓ li confortasse, anche sotto il costante rischio dei colpi nemici.
Dopo la Messa, uno dei momenti piΓΉ attesi era lβarrivo della posta e dei pacchi natalizi. Trasportati da muli attraverso sentieri innevati, questi doni portavano un pezzo di casa direttamente in trincea. Le famiglie e le associazioni caritatevoli avevano riempito i pacchi con oggetti semplici ma preziosi: calze di lana, sciarpe, cioccolata, sigari, libri e carta da lettere. Nessuno veniva dimenticato, e ogni soldato riceveva qualcosa.
Quegli oggetti avevano un valore che andava oltre la loro utilitΓ . Erano un collegamento con una vita che sembrava lontana, un promemoria di amore e solidarietΓ . Anche un semplice passamontagna, capace di proteggere dal gelo, diventava un simbolo del legame indissolubile con chi li attendeva a casa.
Il pasto, di solito monotono e scarno, assumeva un sapore diverso nel giorno di Natale. La razione quotidiana si arricchiva di carne, pasta, una fetta di pane in piΓΉ e un bicchiere di vino. Come tocco finale, una manciata di fichi secchi o un goccio di grappa rendevano il pasto un poβ piΓΉ festoso.
Questi piccoli gesti non cancellavano certo le difficoltΓ , ma offrivano ai soldati un senso di normalitΓ . Per un momento, potevano immaginare di essere seduti con le loro famiglie attorno a una tavola imbandita, lontani dalla durezza del fronte.
Il Natale in trincea non era solo una pausa dalla guerra, ma unβoccasione per rafforzare i legami tra i soldati. Le risate attorno a un bicchiere di vino, le lettere lette con attenzione sotto la luce tremolante delle lanterne e le storie condivise aiutavano a costruire un senso di comunitΓ . Era un antidoto alla solitudine e alla paura, un momento in cui il cameratismo diventava una forza potente contro le avversitΓ .
Anche sapendo che la guerra sarebbe continuata dopo quel giorno, i soldati trovavano nel Natale un motivo per andare avanti. Era un momento di tregua emotiva, unβoccasione per ritrovare speranza e forza.
A distanza di oltre un secolo, quei Natali passati in trincea restano una testimonianza di coraggio e determinazione. Raccontano storie di uomini che, nonostante le difficoltΓ , riuscivano a trovare conforto nei piccoli gesti e a mantenere viva la loro umanitΓ . Sono esempi che ci ispirano ancora oggi, ricordandoci lβimportanza della solidarietΓ e della speranza anche nei momenti piΓΉ bui.
Β«Ovunque si combatte β ha detto Papa Francesco – le popolazioni sono sfinite, sono stanche della guerra, che come sempre Γ¨ inutile e inconcludente, e porterΓ solo morte e distruzione, e non porterΓ mai la soluzione dei problemi. La guerra Γ¨ una sconfitta, sempre!Β»
Umberto Ravagnani
Vogliamo qui richiamare alla memoria i montebellani caduti durante la Grande Guerra e commemorati sul pregevole Monumento di Montebello Vicentino, opera di Giuseppe Zanetti. APRI ... (Dal libro di Ottorino Gianesato Montebello e i suoi caduti nella guerra 1915-18). |
BIBLIOGRAFIA:
– M.Rigoni Stern, 1915-1918 La guerra sugli Altipiani, (a cura di), 2000.
– V.Pastore, Cara mamma, 2008.
– O.Gianesato, Montebello e i suoi caduti nella guerra 1915-18, 2014.
FOTO:
1) Alcuni soldati in trincea festeggiano il Natale (ricostruzione di fantasia dell’episodio raccontato nell’articolo a cura di Umberto Ravagnani).
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