RISO AMARO

RISO AMARO

[430] RISO AMARO

Il racconto dal titolo β€œla Vispa Teresa”, pubblicato in gennaio, si chiude citando il matrimonio di (Maria) Teresa Pelli-Fabbroni, fiorentina di nascita, col padovano conte Lodovico Miari.
E’ utile ricordare che il dottor Giuseppe Pasetti, primo sindaco di Montebello dopo l’annessione del Veneto al Regno d’Italia del 1866, era il nonno materno della citata Teresa, essendo costei la figlia di Giulia Pasetti che proprio nel palazzo Sangiovanni di via Borgolecco aveva maritato il toscano Giovanni Pelli-Fabbroni.
Nel 1922 Lodovico Miari acquistΓ² dalla sorella maggiore Anna moglie di Luigi Carlotti la villa di Montebello, oggi in un penoso degrado, ma nonostante ciΓ², ancora conosciuta con il suo cognome. Avvenne quindi che, nel giro di pochi decenni, tre delle piΓΉ prestigiose residenze estive montebellane erano diventate le lussuose dimore di membri di famiglie tra loro legate da vincoli di parentela piΓΉ o meno stretti, ma che alla fine riconducevano ai Pasetti.
Per inciso villa Sangiovanni, poi Sparavieri, il dottor Giuseppe Pasetti, mediante il suo testamento, l’aveva assegnata alla figlia Amalia, zia di Teresa. La villa Palffy era poi di pertinenza dell’omonimo conte marito di Anna Villani, pro-zia materna di Teresa nonchΓ© cognata di Giuseppe Pasetti. E infine nel 1922, la prestigiosa villa, giΓ  appartenuta a diverse e ricche personalitΓ  e diventata poi villa Miari-Carlotti, si appellava ora solo Miari, avendola comprata Lodovico (n. 1872), ultimo di cinque fratelli, dalla primogenita sorella Anna (n.1859).
Quindi Teresa Pelli-Fabbroni, nipote del dottor Giuseppe Pasetti, dopo un lungo periodo trascorso a Firenze tornava a Montebello a fianco del marito Lodovico Miari. Nella sua vita ebbe l’onore di diventare Dama di Palazzo di Sua MaestΓ  la Regina Elena. Non per niente, chiamΓ² proprio Elena una figlia, in onore della sovrana. E non dimenticΓ² i genitori e i nonni sia materni che paterni dando agli altri figli i nomi: Giulia, Gian Felice e Bianca.
Concludendo, traspare e sorprende il fascino che Montebello e la sua collina esercitarono verso alcune agiate nobili famiglie, pur originarie da casate di lontani paesi, spingendole a trovare qui pace e tranquillitΓ .
Chi erano i Miari, da dove provenivano, e in cosa consistevano maggiormente le loro ricchezze?
Di chiare e nobili origini bellunesi, si trasferirono a Padova, imparentandosi con alcune ricche famiglie come quella dei marchesi Buzzaccarini.
Lodovico Miari, figlio di Felice e di Anna Giulia Sabina dei conti Miari, possedeva con altri della sua famiglia, vaste proprietΓ  nel delta del Po’ soprattutto nel comune di Porto Tolle.
Dopo la prima metΓ  dell’ottocento molti latifondisti, tra questi i Venier, i Farsetti i Tiepolo, investirono ingenti capitali nella zona del delta del grande fiume. Grazie all’utilizzo della forza motrice del vapore poterono bonificare, tramite le idrovore, sconfinate campagne. Con la legge Baccarin del 1882, mediante i finanziamenti concessi dallo stato al Consorzio di Bonifica, fu possibile rendere coltivabile gran parte del comprensorio dell’isola di Ariano.
Anche la famiglia Miari approfittΓ² di questa nuova opportunitΓ  per praticare in larga scala la coltivazione del riso. Questo durΓ² almeno fino agli anni cinquanta del novecento. Nel frattempo, prima dello scoppio della seconda guerra mondiale Lodovico Miari vendette la sua villa di Montebello. Non aveva quindi posseduto a lungo questo prestigioso edificio, preferendo cederlo alla famiglia Casarotti. In seguito, a guerra finita, la fortuna girΓ² le spalle a Lodovico Miari poichΓ© un DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Luigi Einaudi del 18 dicembre 1952 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 13 del 13 gennaio 1953) sancΓ¬ l’esproprio di circa 140 ettari (poco meno di 400 campi vicentini) di sua proprietΓ  divisi in due distinti corpi. Tutto era cominciato il 7 febbraio del 1951 allorchΓ©, sempre con un altro decreto del Presidente della Repubblica, venne istituito l’Ente per la Colonizzazione del Delta Padano operante in 23 comuni sparsi tra le province di Rovigo, Venezia e Ferrara. In pratica, data la mancanza di lavoro e perdurando la triste ereditΓ  della guerra, si voleva frazionare i grandi latifondi per assegnarli ai vari coloni. In quegli anni il Ministro per l’Agricoltura e le Foreste era Amintore Fanfani.
A nulla valsero le opposizioni di Lodovico Miari affinchΓ© i suoi terreni fossero esclusi dall’esproprio, tanto che alla fine dovette arrendersi. D’altronde dei due corpi dei terreni sottoposti al provvedimento, uno di 31 ettari era coltivato a risaia, mentre l’altro di 109 ettari, ne aveva solo 10 seminativi. Quindi quasi 100 ettari risultavano coltivabili, ma non produttivi. Ecco allora un motivo in piΓΉ perchΓ© lo stato procedesse all’esproprio di quella vasta proprietΓ , forse un tempo coltivata totalmente a risaia, ma lasciata improduttiva. La cifra pagata a Lodovico Miari (o agli eredi) dallo stato come contropartita, fu di Lire 11.425.760 e 70 centesimi ossia Lire 7.609.249 e 10 centesimi per il primo corpo e Lire 3.816.511 e 60 centesimi per il secondo. I terreni in oggetto si trovavano precisamente nell’isola della Valle della Donzella, presso il canale Merabolo ed erano solo una cospicua parte di quelli posseduti da Lodovico Miari, questo lo si evince dai nomi dei proprietari dei campi esclusi dal provvedimento confinanti con quelli espropriati. Tra questi figuravano lo stesso Lodovico, Giovanni Voltolin, Antonio Veronesi, Luigi Bellon. Anche la figlia Bianca Miari1 venne espropriata di un piccolo lotto di terreno, confinante con i fondi di suo padre, di 6,8 ettari (poco meno di 20 campi vicentini).
Forse Lodovico Miari non assistette alla infelice e definitiva perdita di quei sui terreni nΓ© al risarcimento degli stessi, perchΓ© proprio nel 1952 venne a mancare all’etΓ  di 80 anni. Non si sa quanto questa triste pagina avesse contribuito a minare la sua salute. Sicuramente Lodovico Miari non fu l’unico proprietario terriero a subire l’esproprio e l’Ente per la Colonizzazione raggiunse l’obiettivo di dare spazio alla piccola e media proprietΓ  contadina con il frazionamento. Ne Γ¨ prova che in virtΓΉ delle varie bonifiche la popolazione del comune di Porto Tolle passΓ² dagli 11.000 abitanti del 1911 ai quasi 21.000 del 1951, 5.000 dei quali negli ultimi 5 anni. Attualmente il numero degli abitanti sparsi nel vasto territorio comunale si Γ¨ piΓΉ che dimezzato contando poco piΓΉ di 9.000 unitΓ . Nel corso degli anni il riso del Delta del Po’ ha ottenuto il marchio I.G.P. Tra le varietΓ  coltivate, secondo gli esperti, e a parere dei polesani, la Carnaroli del delta risulta essere tra le migliori d’Italia se non la migliore. (Ottorino Gianesato)

NOTA: 1) Un articolo apparso su β€œLa Gazzetta di Venezia” il 24 gennaio 1939 getta luce su aspetti rilevanti della famiglia del conte Lodovico Miari. Il pezzo annuncia le nozze imminenti della figlia Bianca, sottolinea l’agiatezza della famiglia e svela la residenza del conte: un magnifico palazzo veneziano, simbolo della sua posizione sociale, da cui amministrava le sue attivitΓ  dopo aver lasciato Montebello. Β« … In occasione delle nozze imminenti della contessina Anna Miari con Don Lodovico Melzi d’Eril duca di Lodi, le sale di palazzo Miari al ponte della Canonica si sono aperte ieri sera ad un sontuoso ricevimento a cui sono intervenuti, intorno ai nobili fidanzati, tutti i parenti delle due aristocratiche famiglie e una gran folla elegante di invitati della migliore societΓ  veneziana, veneta e lombarda e tra essi le maggiori autoritΓ  cittadine. Gli ospiti furono ricevuti con squisita amabilitΓ  dalla padrona di casa, madre della fidanzata, contessa Maria Teresa Miari Pelli Fabbroni Dama di Palazzo di S. M. la Regina Elena, e dal conte Lodovico nonchΓ© dai fidanzati raggianti di felicitΓ , ai quali vennero presentati in una cornice di fiori, gli auguri piΓΉ fervidi. Alla contessina Miari, gentile pianista e colta musicista, sono pervenuti in gran copia ricchissimi doni che, esposti nelle sale di palazzo Miari, suscitarono iersera viva ammirazione. Le nozze saranno benedette giovedΓ¬ prossimo a S. Marco da S. E. il cardinale Caccia Dominioni. » (Umberto Ravagnani)

FOTO: L’Isola della Donzella, sul delta del Po, dove Lodovico Miari aveva gran parte dei suoi possedimenti terrieri (elaborazione grafica Umberto Ravagnani).

Umberto Ravagnani
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