6 maggio 2016 : SERATA CON LA PROF.SSA MARIA GRAZIA BULLA BORGA CHE PRESENTERA’ IL SUO ULTIMO LAVORO L’OSPEDALE DI “STRADA” DEI MONACI TEMPLARI ALLA MASON DI MONTEBELLO
Questo studio è il risultato di una ricerca sui Templari nel Vicentino richiestami dalla L.A.R.T.I. per il XXXIII Convegno annuale nazionale tenutosi a Vicenza il 19 settembre 2015.
Una parte dello studio è già stata presentata al Convegno stesso, ma la ricerca compiuta sopravanzava, e sopravanza, le richieste di una relazione e, anzi, essendo stati individuati nuovi percorsi d’indagine, più che mai occorrerebbe compiere ulteriori esplorazioni d’archivio. E’, come si suol dire, un “work in progress” e si spera che altri studiosi vi possano concorrere, anche in considerazione dei molti dati che spesso sfuggono, o vengono erroneamente valutati, nonostante la “obbligatoria e scrupolosa diligenza” impiegata.
Per lo studio, oltre alla recente storiografia ‘specifica’ rappresentata per noi vicentini dagli studiosi Maccà, Mantese, Tacchella, Vantini, Caravita, Imperio, De Gregorio, Cagnine Pezzella, mi sono avvalsa dell’Archivio Storico Diocesano includente l’Archivio Capitolare (ADVi.), della Biblioteca Civica Bertoliana con il suo Archivio Torre (BCBVi., e dell’Archivio di Stato (ASVi).
In particolare, sono stati molto preziosi i “Libri Feudorum” perché hanno permesso di conoscere dove fossero le terre dei Templari, quali fossero i confinanti con i quali non potevano mancare rapporti di varia natura – per strade, per acque, etc. – e quali fossero i “domini” della zona fra la Mason e il torrente Alpone, in territorio veronese. Il libro ha conservato la struttura della ‘ricerca’ – documento dopo documento, tema dopo tema, scheda dopo scheda, sempre in progressione cronologica – e non si è trasformato in racconto ‘fluido’, turistico, accattivante con incursioni nel fantastico o nel mistero. No. L’opera resta caratterizzata dalla struttura ‘a schede’ e ogni scheda, a sua volta, ha una propria struttura interna che è data da una specie di ‘anagrafe’ del documento, poi dalle parti del documento aventi attinenza con la ricerca e, infine, da ‘constatazioni’. Solo la prima scheda ha un successivo ‘apparato di approfondimento’ che apre la strada al ‘contesto storico locale’, contesto che si voleva – e si vuole – indagare in quanto legato all’arrivo e alla sopravvivenza dei Templari in loco, nonché al servizio da loro espletato.
Anzi, è proprio l’avvio dello studio del contesto storico locale nell’epoca templare l’elemento di maggior novità del presente breve saggio.
Il libro è suddiviso in due parti e la prima (pp. 1-136) è costituita da ventisei schede aventi ciascuna trattazione più o meno approfondita: ad esempio, sono molto ampie le schede n. XI e XX (infeudazioni ai da Sarego) e la XVIII (Inventario inquisitoriale). Alcune trattazioni sono brevi e sono quelle che riportano un unico dato ‘storiografico’. Tale prima parte si conclude con un’appendice di elenchi, da quello dei precettori templari della Domus di Montebello a quello dei nobili Sarego citati nelle investiture ma mancanti nell’albero genealogico ufficiale dei Sarego.
La seconda parte (pp.137-160) è costituita da due preziosi interventi, quello del Direttore dell’Archivio Diocesano, Antonio Marangoni, che ha curato una scheda sui nobili da Vivaro che erano gli “Advocati Ecclesie”, e quello elaborato da Xavier Angelo Robusti, esperto d’arte e restauratore, che ha presentato l’affresco del soldato colpito a morte e in procinto di cadere dal cavallo, affresco presente nella chiesa di S.Maria Etiopissa di Polegge. L’affresco raffigura una “caduta” e, nell’epoca in cui fu eseguito, le “cadute” storiche furono tante, come, ad esempio, la fine dell’epoca classica delle Crociate con la morte e, poi, la beatificazione (1297) del “crociato” re Luigi IX, la fine dei regni cristiano-latini d’Oltremare e la fine dello stesso Ordine Templare. L’affresco, osservato come ‘simbolo’, consente “rievocazioni” diverse.
I due interventi nominati sono alternati da due brevi annotazioni storiche sui rapporti da Vivaro e Templari, rapporti che meriterebbero, però, un’indagine apposita, e dal documento dell’ “Atto di donazione” della chiesa di S. Maria Etiopissa da parte dei da Vivaro ai camaldolesi di Pomposa.
Nella consapevolezza che molto resta ancora da indagare e nella speranza che i dati – magari bisognosi di correzione e sicuramente di perfezionamento – possano essere ripresi per illuminare meglio l’epoca delle Crociate e dei Templari in terra vicentina, affido il testo al lettore ‘paziente’ e desideroso di progredire.
Maria Grazia Bulla Borga
( L. 174 )